Telecomunicazioni e Media Italia


Per le telecomunicazioni italiane ed i cittadini e le imprese italiane la settimana si apre con una bella notizia. L’Unione delle Province Italiane ed il Ministero dello Sviluppo Economico hanno firmato un intesa per promuovere attività di sviluppo per la promozione e diffusione delle reti di banda larga. L’obiettivo dell’intesa è ridurre il digital divide tra zone urbane ed alcune zone periferiche e far in modo che 3.2 milioni di italiani possono finalmente avere la banda larga per la fine del 2010.

L’importanza di questa intesa sta proprio nel ruolo rilevante che le Province Italiane hanno nella risoluzione di problemi inter-comunali e nella promozione di territori che stanno al di fuori delle più sviluppate aree urbane. Sono questi territori che, in molti casi, non sono inclusi nei piani degli operatori di telecomunicazione perché semplicemente non d’attrazione da un punto di vista della logica di mercato. I costi ed i tempi di realizzazione possono essere eccessivi e con un ritorno d’investimento non adeguato. L’intesa mira a ridurre drasticamente costi e tempi di realizzazione delle infrastrutture.

Il protocollo d’intesa include anche un progetto pilota per la sperimentazione delle reti di nuova generazione nei territori in cui nessun operatore nei prossimi tre anni ha in programma di investire con tali tecnologie. Ed ancora! Il protocollo non si ferma alle infrastrutture, ma stimola le Province a coordinare attività d’innovazione tecnologica a livello locale per cui la banda larga è l’infrastruttura assolutamente necessaria.

Dopo il WiMAX, che sembra prendere quota con timidezza, questa nuova iniziativa sul digital divide italiano può ulteriormente contribuire allo sviluppo di aree territoriali che soffrono importanti ritardi strutturali. Il ritardo digitale è certamente tra i più importanti e non è soltanto d’infrastrutture, ma anche sull’uso della banda larga. Quale valore aggiunto la banda larga può portare alla mia impresa? Questa è una domanda che molte piccole e medie imprese italiane non sanno ancora rispondere. E su questo bisogna agire con decisione.

Silvio Scaglia e’ stato uno dei protagonisti dell’ultima era felice delle telecomunicazioni italianie. E’ tra i fondatori di Omnitel, primo operatore mobile italiano a competere contro Telecom. E’ stato colui che ha lanciato un operatore di telecomunicazione fissa di grande successo come Fastweb portantdo nelle grandi citta’ italiane i vantaggi della connettivita’ veloce.

Silvio Scaglia e’ oggi indagato per riciclaggio di denaro. Lasciamo alla magistratura fare il suo corso e decidere se il super manager italiano e’ colpevole o meno, ma questo evento e’ sicuramente uno scossone per le gia’ difficili condizioni delle telecomunicazioni italiane.

Seppur crescendo in termini di fatturato, il mondo delle telecomunicazioni italiane ha perso di freschezza dando spazio ad investitori stranieri che hanno praticamente occupato le posizioni piu’ strategiche: Telefonica con Telecom Italia, Swisscom comprando Fastweb, Wind Italia nelle mani della famiglia Sawiris solo per menzionare alcuni esempi. Sembra che oggi non vi sia piu’ un gruppo d’imprenditori e manager capaci di rischiare e di lanciare idee nuove. Sivlio Scaglia era uno di questi. Francesco Caio e’ un altro nome, di recente ritorno in Italia con il Rapporto Caio, ma con una considerevole esperienza nelle telecomunicazioni britanniche. Vittorio Colao e’ un altro nome di prestigio volato a Londra per guidare Vodafone Group.

Forse le telecomunicazioni italiane non attraggono piu’. Certo, realta’ interessanti rimangono. Tiscali, nonostante le difficolta’, si e’ riavviata. Poste Mobile suscita molto interesse; Buongiorno e Dada nell’area contenuti anche. Ma non sembrano essere capaci di guidare una nuova ondata delle telecomunicazioni italiane. Forse le condizioni per fare innovazione e produrre idee creative non ci sono piu’ in Italia. E’, forse, importante riflettere, confrontarsi e capire cosa potrebbe innescare un nuovo corso.

Dopo l’esperienza politica, Renato Soru torna alla guida di Tiscali e torna puntando al mercato mobile. E lo fa perche’ sostiene che sul mercato delle comunicazioni mobili vi e’ meno concorrenza, almeno nei prezzi. In una intervista al Corriere della Sera, Renato Soru sostiene che “nel mercato mobile c’ è una forte concorrenza a catturare nuovi clienti, ma una chiamata costa ancora 19 centesimi, per non parlare degli sms. Del resto, la stessa Antitrust ha parlato di un oligopolio di fatto.” Quindi il mercato italiano delle comunicazioni mobili e’ maturo e competitivo in termini di acquisizione nuovi clienti, ma vi e’ spazio per la competizione a livello di prezzi. Ed e’ qui che si pone la strategia di Renato Soru e che portera’, come il fondatore di Tiscali ha sottolineato, alla creazione del primo full MVNO d’Italia. In questo modo, Tiscali potra’ rinforzare la proposta di convergenza ed offrire all’utente finale una gamma di servizi di comunicazione ed a valore aggiunto a costo competitivo su diverse piattaforme.

Seppure l’azienda sarda ha dovuto fortemente ridemsionare il proprio asset europeo, Tiscali continua ad essere una importante realta’ delle telecomunicazioni italiane ed una tal mossa merita un commento. Il progetto di Tiscali puo’ suggerire una chiave di lettura del mercato delle comunicazioni mobili in Italia, un mercato in termini di SIM sul territorio saturo, ma ancora aperto alla crescita perche’ i prezzi correnti possono ancora essere battuti e perche’ l’idea della doppia o tripla SIM sembra piacere agli italiani. Comunque sono queste motivazioni che non da sole giustificherebbero una entrata nel mercato della telefonia mobile nel lungo periodo. Il nuovo attore di mercato deve accompagnare ad una politica dei prezzi aggressiva una proposta che aggiunga valore aggiunto all’utente in termini di servizi. Questo valore aggiunto puo’ essere rappresentato da servizi convergenti nel caso di Tiscali, servizi che aiutino l’utente in attivita’ giornaliere come il caso di Poste Mobile o gli MVNO dei gruppi di distribuzione, servizi dati legati a specifici gruppi sociali come nel caso di MTV Mobile, servizi regionalizzati come si prefiggono di fornire i provider WiMAX.

In conclusione, per stare nel mercato delle communicazioni mobili italiano bisogna pensarsi, MVNO e MNO, non tanto come un provider di rete, ma come un provider di una esperienza composita di servizi, comunicativi e non, ad un prezzo competitivo. Ed in questo scenario, la creativita’ e l’innovazione hanno un ruolo fondamentale per poter essere competitivi.